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L’essenza della saggezza e l’origine della consapevolezza

Autore dell’articolo: Valerio

L’essenza della saggezza: la storia indiana sulla consapevolezza.

Statua di Buddha

Se vedi un affamato non dargli del riso: insegnagli a coltivarlo.

Confucio

Ancora una volta dall’India arriva una storia molto stimolante grazie ad una splendida parabola ambientata in oriente.

L’essenza della saggezza è tratta dal libro Racconti dei saggi dell’India, da cui ho preso ispirazione anche per altri articoli presenti su Crescita Individuale.

Senza indugiare oltre ti lascio alla favola, ci vediamo dopo con le riflessioni: Buona Lettura!

L’essenza della saggezza

Candela accesa per leggere

Il vecchio re era morto troppo presto. Il suo giovane figlio non era maturo.

Salì sul trono preoccupato per la propria scarsa preparazione alla carica che doveva ricoprire.

Aveva la penosa impressione che la corona gli scivolasse dal capo, che fosse troppo larga e troppo pesante.

Osò dirlo. I consiglieri furono rassicurati pensando: “La sua consapevolezza di non sapere, di non essere pronto, lo predispone a essere un buon re, capace di accettare consigli, di ascoltare suggerimenti senza prendere decisioni precipitose, di riconoscere un errore e di essere disposto a correggerlo. Rallegriamoci per il regno”.

Lui, ansioso di istruirsi, fece venire tutti i sapienti del regno: eruditi, monaci e saggi di chiara fama.

Ne prese alcuni come consiglieri e chiese agli altri di andare per il mondo a cercare e riportare tutta la scienza nota dell’epoca per trarne la conoscenza, addirittura la saggezza.

Alcuni si spinsero fino alle terre più lontane, altri presero vie marittime fino ai confini dell’orizzonte.

Tornarono sedici anni dopo, carichi di rotoli, di libri, di sigilli e di simboli. Il palazzo era vasto. Non riuscì tuttavia a contenere una così prodigiosa abbondanza di scienza.

Colui che tornava dalla Cina aveva riportato, da solo, su innumerevoli dromedari, i ventimila volumi dell’enciclopedia Cang-Xi, come pure le opere di Laozi, Confucio, Mencio e di molti altri, famosi quanto sconosciuti.

Il re percorse a cavallo la città del sapere che aveva dovuto far costruire per ricevere tutto quel materiale.

Fu soddisfatto dei suoi messaggeri, ma capì che una sola vita non sarebbe potuta bastare per leggere tutto, capire tutto.

Chiese dunque ai letterati di leggere i libri al suo posto, di trarne il succo e di redirigere, per ogni scienza, un’opera comprensibile.

Trascorsero otto anni prima che i letterati potessero consegnare al re una biblioteca composta dai soli riassunti di tutto lo scibile umano.

Il re percorse a piedi l’immensa biblioteca così costruita. Non era più giovanissimo, vedeva la vecchiaia arrivare a grandi passi e capì che non avrebbe avuto il tempo in vita di leggere e assimilare tutto.

Chiese dunque ai letterati che avevano studiato quei testi di produrre solo un articolo per scienza, badando all’essenziale.

Trascorsero otto anni prima che tutti gli articoli fossero pronti poiché molti eruditi che erano andati in capo al mondo a raccogliere tutta quella scienza erano ormai morti e i giovani letterati che riprendevano l’opera dovevano rileggere tutto prima di produrre un articolo.

Infine, un’opera in parecchi volumi venne consegnata al vecchio re, costretto a letto, malato.

Questi pregò ciascuno di riassumere rapidamente il suo articolo in una frase. Riassumere una scienza in poche parole non è cosa facile.

Altri otto anni furono necessari.

Fu concepito un solo libro che conteneva una frase per ciascuna delle scienze e delle saggezze studiate.

Al vecchio consigliere che gli portava il libro, il re morente mormorò: “Dimmi una sola frase che riassuma tutto questo sapere, tutta questa saggezza. Una sola frase prima della mia morte”.

Sire, disse il consigliere, la saggezza del mondo sta in sole due parole: “Vivere l’attimo”.

Riflessioni sull’essenza della saggezza

Libri antichi

In questa storia io ci vedo sostanzialmente un pregio e un difetto nel giovane sovrano.

Il grande pregio del neo Re è quello di avere avuto da subito una consapevolezza importantissima che a volte un po’ tutti dimentichiamo: sapere di non sapere.

E non mi riferisco al fatto di conoscere più o meno una materia o al fatto che c’è sempre qualcuno più esperto, ma che per natura è come se arrivassimo al mondo a gioco iniziato.

Non nasciamo conoscendo già la mappa della metropolitana di New York.

Il difetto invece è probabilmente più scontato: il Re avrebbe potuto smettere di raccogliere informazioni aspettando una verità che gli avrebbe permesso di diventare più saggio.

Insomma, continuare a raccogliere spasmodicamente informazioni superflue non porta da nessuna parte.

Se grazie a questa storia ti sei reso conto che stai raccogliendo troppe informazioni senza mai dare inizio al tuo cambiamento, al tuo progetto, al tuo libro o a qualunque cosa sia per te importante, hai già fatto un primo passo di consapevolezza.

La lezione da portare a casa è iniziare, non aspettare la perfezione, strada facendo aggiusterai il tiro, non cristallizzarti sulle informazioni in sé, agisci, man mano che procedi raddrizza la testa; come direbbero i consiglieri del Re, vivi l’attimo!

Esistono diverse varianti di questo racconto, alcune più brevi e altre scritte in modo diverso, difficile stabilire quale sia l’originale, tuttavia la sostanza non cambia.

Storia tratta dal libro: Racconti dei saggi dell’India.

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Commenti:

  1. Mario ha scritto:

    Essere ingordi di saggezza o sapienza non porta a nulla. La vita stessa è una Grande Maestra.

    Rispondi
    • Valerio ha scritto:

      Hai ragione Mario, essere ingordi forse non è una cosa buona.

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