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7 lezioni di vita che non insegnano a scuola

Autore dell’articolo: Valerio

Lezioni di vita: 7 insegnamenti che ognuno di noi deve imparare autonomamente.

Scarpe

La vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti.

Soren Kierkegaard

La scuola, lo sappiamo, non è perfetta, ma al contrario di quello che dicono in molti non è completamente da buttare, insomma sempre meglio di niente.

Durante il percorso scolastico non ci vengono dette molte cose, probabilmente un po’ perché non vengono considerate informazioni primarie e un po’ perché certe esperienze bisogna viverle sulla propria pelle per capirle.

In questo articolo vediamo 7 lezioni di vita tra quelle che ho imparato fino ad ora che avrei voluto sentire in classe, spero che possano essere di aiuto anche a te.

7 lezioni di vita che nessuno insegna

Lezioni di vita

#1 Una lezione di vita sulla felicità

La scuola, la TV e in generale la fiction, hanno l’abitudine di romanzare molto la felicità, rendendola spesso come un concetto astratto.

Una lezione di vita che ho imparato presto è che non dobbiamo lasciare ai media (si può pronunciare sia media sia midia, in quanto si tratta di un latinismo di ritorno) il potere di definire l’asticella delle nostra felicità.

Ad esempio, possiamo vedere in una pubblicità una persona molto felice che fa surf e pensare che se anche noi facessimo surf in quel modo, in quel posto, in quel mare, saremmo felici.

Tralasciamo però moltissime informazioni.

Se provassimo a surfare scopriremmo che, se non si tratta della nostra passione, potrebbe essere più sgradevole che gradevole.

Potremmo scoprire che è più faticoso di quanto sembra, che cadere dalla tavola fa male e che l’acqua è terribilmente fredda.

Ma normalmente ci fermiamo all’immagine paradisiaca del surfista senza pensare al contesto che sta intorno.

Bisogna quindi provare a determinare da soli la propria asticella della felicità senza prendere come riferimento situazioni che, dati alla mano, sono solo finzione.

#2 Qualcosa di poco accettabile sulla morte

La morte

La morte viene spesso considerata come un momento di transito da una vita a un’altra.

Esistono infatti moltissime scuole di pensiero, religiose e non, che considerano la morte non come un capitolo finale, ma come una sorta di passaggio di storia.

Se questo può essere positivo da un certo punto di vista, porta innegabilmente delle ripercussioni sul nostro pensiero.

Credere in un’altra vita dopo la morte in un certo senso ci dà la scusa perfetta per accontentarci, per sperare in un futuro migliore altrove (dove qualcuno equilibrerà degli aspetti importanti al posto nostro) o per smettere di impegnarci per migliorare la nostra vita.

La fede non deve essere oggetto di discussione, ognuno è libero di credere in ciò che vuole, è utile però comportarsi un po’ come se la morte fosse la cifra finale delle nostre azioni e impegnarci qui ed ora per noi stessi e per gli altri.

Per esempio se sei insoddisfatto della tua situazione economica, impegnati ora per migliorarla, non nasconderti dietro alle scuse che tanto dopo non serviranno i soldi.

Sarebbe come dire che siccome nell’aldilà il corpo fisico non avrà importanza possiamo respirare aria inquinata e mangiare tutti i giorni da McDonalds: ovviamente è una baggianata.

Comportati oggi, qui, adesso, come vorresti essere, non aspettare un aggiustamento dopo la morte proveniente dall’esterno, cerca il cambiamento dentro di te.

Non lasciare che l’idea di quello che potrebbe esserci dopo influenzi la tua capacità di vivere pienamente questa vita: non farti fregare il presente dal futuro.

#3 Lezioni di vita sul controllo

Lezioni di vita sul controllo

Il controllo è una forma di sicurezza molto ambita e ricercata dal nostro cervello.

Esercitare un certo tipo di controllo ci rende più sicuri, più fiduciosi e più tranquilli.

Una lezione di vita molto importante che ho imparato è che il controllo è un’illusione che è bene imparare a riconoscere e a rivalutare.

Un esempio è dato dal possesso.

Sapere di possedere la nostra bella auto o il nostro smartphone ci dona un senso di sicurezza.

Se ho un’emergenza posso prendere l’auto e spostarmi, se ho necessità di avere un’informazione posso consultare il mio dispositivo per avere tutte le risposte che desidero.

Il punto purtroppo è che nessuno di noi possiede davvero qualcosa.

Prova a rifletterci e ti renderai conto che dichiarare di possedere e controllare un ammasso di atomi chiamato auto o smartphone è abbastanza assurdo.

L’unica cosa che ci rende proprietari illusoriamente di un oggetto è una balla che è uguale per tutti e che tutti ci raccontiamo assiduamente.

Se compro una banana dovrò pagarla, svolto questo passaggio è come se la proprietà passasse a me, ma solo per gioco.

Infatti non c’è assolutamente nulla che lega quella banana a me, il solo collegamento è che tutti giochiamo a un gioco dove se io pago una certa cifra per qualcosa, tutti facciamo finta che quella cosa sia mia.

Cioè per convenzione diciamo che siccome ho pagato il suo prezzo, la banana appartiene a me, ma di fatto la banana è solo una banana e non appartiene a nessuno.

Compreso questo fatto possiamo ignorarlo, oppure prenderne consapevolezza e usarlo per lasciare un po’ andare quel senso di sicurezza nocivo che cerchiamo nel controllo.

#4 Un insegnamento sull’informazione

Giornali

L’informazione è probabilmente una delle parole chiave di questo secolo.

Se un tempo era molto laborioso cercare, ma soprattutto trovare informazioni, oggi è fin troppo facile e tutti viviamo in uno stato di overload di informazioni.

Il punto cruciale per questa lezione di vita è capire che avere un informazione non significa avere conoscenza o esperienza.

Un bambino di 10 anni può scoprire su internet come si opera un essere umano a cuore aperto, ma ovviamente non ha una vera conoscenza dell’argomento, né un’esperienza diretta.

Allo stato attuale delle cose, l’unico modo per poter dire di avere una conoscenza è fare.

Informarsi non basta, bisogna capire, provare, cadere, rialzarsi, fare esperienza diretta.

Dobbiamo smetterla di limitarci ad accumulare informazioni e provare a giocare direttamente in prima persona la partita più importante: quella della nostra vita.

#5 Lezioni di vita sulle persone e sulle relazioni

Persone di carta

Il quinto punto è una di quelle lezioni di vita che ho imparato un po’ più recentemente: non possiamo piacere a tutti.

Perché non possiamo piacere a tutti? Non perché si tratta di una legge immutabile dell’universo o di un modo di vedere le cose.

Non possiamo piacere a tutti perché esiste una grande varietà di caratteri, persone e modi di fare spesso in conflitto tra di loro.

Queste diversità portano per forza di cose a degli attriti dovuti a differenti pensieri e di conseguenza azioni.

Il punto è che ci sentiamo continuamente dire che non possiamo piacere a tutti, ma abbiamo assorbito questa consapevolezza?

Ci comportiamo davvero come se non dovessimo piacere a tutti o sottobanco cerchiamo di cambiare noi stessi per essere accettati dagli altri?

#6 Lezione di vita sul condizionamento

Padre e figlio in bicicletta

Che ci piaccia oppure no, noi tutti abbiamo un impatto sul mondo che ci circonda e sulle persone con cui interagiamo.

Quando diamo tutti noi stessi in un determinato sport ad esempio, involontariamente diventiamo un modello per gli altri.

Se buttiamo una cicca per terra stiamo impattando sulle persone che ci vedono, oppure se scriviamo un libro impattiamo sui nostri lettori.

Insomma, se non viviamo nella classica isola deserta senza contatti, stiamo impattando sugli altri continuamente e loro impattano su di noi.

Il classico insegnamento sul dare il buon esempio persiste da anni non a caso.

Questa è una delle lezioni di vita più importanti che ho imparato e che ci porta ad una riflessione.

Proviamo a immaginare se potessimo visualizzare immediatamente, come in uno schermo, i risultati del nostro esempio sul lungo periodo: come ci comporteremmo?

Se suonassimo il pianoforte in una stazione (io l’ho fatto a Torino) con passione e potessimo vedere il risultato di come abbiamo impattato sugli altri, forse cercheremmo di mettere il cuore in tutto quello che facciamo.

Se adesso potessi visualizzare un bambino che dopo avermi visto suonare, avesse chiesto ai suoi genitori di iscriverlo a un corso di pianoforte o una ragazza che una volta arrivata a casa avesse deciso di imparare da autodidatta a suonare il pianoforte (come ho fatto io) o uno strumento, sicuramente avrei cercato deliberatamente di impattare sugli altri in modo ancora più positivo.

L’impatto che abbiamo sugli altri è continuo.

Se da bambino non avessi visto in una palestra dei ragazzi che facevano arti marziali, forse non avrei iniziato a praticarle, pratica che porto avanti tutt’oggi.

Senza saperlo quei ragazzi hanno impattato su di me positivamente spingendomi con l’esempio a praticare arti marziali fino a raggiungere il livello che adesso ho ottenuto.

Preso atto di questo fattore, ogni tanto possiamo provare a visualizzare come impattiamo sulle persone, sia quando facciamo qualcosa di buono sia di cattivo e immaginare l’influenza che potrebbe avere su di loro.

Qualche volta dovremmo chiederci: come sto impattando sugli altri? Quale eredità sto lasciando in questo preciso momento?

#7 Lezioni di vita sulla crescita (personale)

Lezioni di vita sulla crescita

Tutti noi abbiamo conosciuto almeno una persona che rimpiange la gioventù o un particolare momento della sua vita.

Magari noi stessi stiamo rimpiangendo gli anni di quando eravamo ragazzini, magari più spensierati e perché no, un po’ più sconsiderati.

Questi rimpianti, rimorsi e questa sorta di rattristamento generale sono spesso dovuti al fatto che dopo una certa età la vita sembra aver preso una piega diversa, peggiore.

Per molti, fino all’età di 20 anni circa, i ricordi della propria esistenza sono costellati da divertimento, impegno, sport e amicizie; il tutto però ad un certo punto sembra essere cessato improvvisamente.

A mio avviso, uno dei motivi, non dico sia l’unico, è che non abbiamo più investito sulla nostra crescita personale.

Fino a 20 anni mediamente, siamo stimolati dai genitori a praticare sport, a uscire di casa, a studiare, a cercare un lavoro degno di noi e a stare dritti con la schiena.

A un certo punto per i più svariati motivi, questi stimoli cessano e se non investiamo noi stessi in prima persona sul nostro miglioramento e sulla nostra formazione, nessuno lo farà per noi.

Lo sviluppo personale è un investimento sul lungo periodo.

Se non investiamo a 20 o a 30 anni, pagheremo le conseguenze anni o decenni dopo, quando ci renderemo conto di svolgere un lavoro che odiamo, di non avere la qualità di amicizie che desideriamo o di non aver acquisito le competenze che ci sarebbero davvero servite.

La lezione di vita da portare a casa quindi è di prendere in mano la nostra crescita per svilupparci al meglio, strappando i rami secchi e innaffiandoci da soli se necessario.

Inutile prendersela con la scuola, con i genitori o con gli amici, lasciamo andare le pretese e iniziamo a investire.

Le tue lezioni di vita

Classe scolastica

Queste sono le sette lezioni di vita che ho deciso di condividere in questo articolo.

Se non sei d’accordo, hai qualcosa da dire o meglio ancora, vuoi scrivere una tua lezione di vita, puoi usare i commenti qui sotto.

Ti ricordo inoltre che puoi iscriverti a Crescita Individuale (cliccando qui) per rimanere aggiornato e scaricare le mie guide gratuite.

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