Le 3 lezioni che ho imparato seguendo la via della spada Giapponese: il kendo.

La mente deve essere sempre in stato di flusso, perché quando si ferma da qualche parte ciò significa che il flusso si interrompe.
Takuan Soho
Chi si è sciroppato tutti gli articoli di Crescita Individuale sa che ho praticato arti marziali sin da piccolo.
Tuttavia ho iniziato a praticare kendo da adulto, ma non ha mancato di affascinarmi e di stregarmi.
A mio avviso, ogni arte marziale è in grado di offrire qualcosa di speciale e il kendo non fa eccezione.
La pratica, l’etichetta e la tradizione seguita in diversi dojo (il luogo della pratica) mi hanno fatto sviluppare diverse qualità importantissime.
Intanto ecco cosa dice la Zen Nippon Kendō Renmei, citata da wikipedia riguardo al kendo.
Lo scopo della pratica del Kendo è:
Formare la mente ed il corpo
Coltivare uno spirito forte
E, attraverso un addestramento corretto e severo,
Sforzarsi di progredire nell’arte del Kendo,
Tenere in considerazione la cortesia e l’onore,
Associarsi agli altri con sincerità
E ricercare per sempre il perfezionamento di se stessi.
In questo modo si sarà capaci di:
Amare il proprio paese e la società,
Contribuire allo sviluppo della cultura
E di promuovere la pace e la prosperità tra i popoli.
Vediamo ora cosa ho imparato seguendo la via della spada.
Cosa ho imparato seguendo la via della spada Giapponese

#1 Tenere in ordine le mie cose
Ho imparato questa attitudine mentale non solo dal kendo ma in generale dalle arti marziali e dagli sport da combattimento.
Il kendo tuttavia mi ha formato maggiormente e in modo incisivo su questo aspetto.
Per chi non lo sapesse il kendo si pratica indossando una corazza, chiamata bogu, che si ispira alle antiche armature dei samurai.
Questa armatura moderna è costituita da svariati pezzi realizzati nella maggior parte dei casi con materiali naturali.
Con la pratica costante, oltre al normale danneggiamento dovuto ai colpi delle spade in bambù, alcune parti tendono a usurarsi maggiormente a causa del contatto con il sudore.
Una delle prime cose che viene insegnata al kendoka (il praticante di kendo) è prendersi cura del suo bogu.
Viene insegnato come pulire adeguatamente l’armatura, come piegare le parti in tessuto e come riporre e tenere in ordine tutte i suoi componenti.
Un po’ alla volta questa lezione che si apprende nel dojo si riflette nella vita di tutti i giorni.
Ho imparato un po’ alla volta a rispettare i miei oggetti, a tenerli puliti e ordinati e a ridare vita a quelli rotti o mal funzionanti e ovviamente a liberarmi del superfluo.
Nelle arti marziali giapponesi c’è questo detto.
Non è una colpa essere povero, ma essere sciatto sì.
Il senso è che nessuno verrà incolpato per avere un kimono o una hakama (il vestiario del kendo) brutto, vecchio e usurato, tuttavia tutti si aspettano che sia in ordine, pulito e se necessario adeguatamente rattoppato.
#2 Rispetto spontaneo e selettivo per chi si fa il mazzo
Quella del rispetto è una delle grandi balle che ci vengono insegnate da bambini.
Ci viene detto che dobbiamo rispettare a prescindere tutti e tutto con particolare attenzione per gli anziani.
Ovviamente non dico che dobbiamo trattarli in modo sgarbato e maleducato, ma che ci sono persone per cui questo sentimento cresce spontaneamente.
Questa lezione non mi è stata insegnata direttamente ma l’ho tratta io dalle mie avventure nelle arti marziali.
Quando ci si circonda di persone con obiettivi specifici, che si allenano con disciplina, grande forza di volontà e notevole predisposizione al sacrificio, comincia a emergere un certo rispetto.
Un rispetto per persone come te che non si aspettano miracoli esterni o aiuti da terzi e che hanno piena intenzione di guadagnarsi quello che intendono conquistare.
Non parlo di rispetto imposto da una educazione talvolta fallace o da un’autorità anziana che per forza di cose va rispettata indipendentemente se nella sua vita ha raggiunto obiettivi rilevanti in un qualunque ambito.
Questo rispetto selettivo è presente anche negli sport da combattimento, quando sul ring si sputa sangue insieme, si suda e si migliora combattendo e lottando.
È molto naturale l’emergere spontaneo del rispetto reciproco tra combattenti, rispetto che non cresce per nulla tra coloro che parlano di combattimento o si atteggiano come grandi esperti senza avere mai combattuto.
Il rispetto inculcato forzatamente porta solo alla falsità e all’ipocrisia, dunque ho imparato che il rispetto non va regalato a tutti perché ci viene insegnato e imposto da bambini, ma il rispetto vero deve nascere e crescere spontaneamente.
A proposito del rispetto, se ti interessa, dai uno sguardo all’articolo dedicato a come farsi rispettare.
#3 L’esempio è il miglior modo per imparare
Un’altra lezione lapalissiana l’ho percepita fortemente durante un ritiro in un Dojo/Monastero un po’ fuori mano durante una Sesshin (letteralmente riunione di menti) con un maestro Giapponese.
Durante i giorni di ritiro non mi è stato immediatamente evidente la modalità con cui stavo imparando, ma l’ho capita solo dopo alcuni giorni ripensando a quei momenti.
La maggior parte di quello che ho imparato, l’ho appreso attraverso l’esempio.
Essendo circondando da persone con un alto profilo morale, inconsciamente anche io ero portato a seguire il loro esempio e mi riferisco anche ad azioni piccolissime e in apparenza insignificanti.
Ad esempio il rispetto del silenzio anche quando si voleva dire o fare qualcosa, accantonare smartphone e tablet, togliersi le scarpe o svegliarsi molto presto (solitamente intorno alle 3,30 del mattino).
Essendo circondato da persone con ottime abitudini imparavo spontaneamente senza che mi venisse fornito alcun insegnamento orale o scritto.
Sarebbe stato impensabile essere maleducati o non togliersi le scarpe prima di entrare.
Il miglior modo per trasmettere qualcosa è essere quello che vogliamo insegnare.
Le arti marziali insegnano

Queste sono alcune delle lezioni che ho imparato grazie alle arti marziali e in particolare grazie alla pratica del kendo, se vuoi dire la tua usa i commenti qui sotto.
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